Nove giorni di solitudine trascorsi in una terra così intrisa di vita e tradizioni da lasciarti senza fiato: il Portogallo. Ho deciso di prendermi una pausa dalla vita frenetica e partire all’avventura: zaino in spalla (un borsone enorme che mi fa sembrare un misto tra una papera in sovrappeso e un vecchio militare in congedo prematuro) e si parte!
ITINERARIO che avevo intenzione di seguire: Madeira, Oporto, Aveiro, Coimbra, Lisbona.
ITINERARIO che ho seguito in realtà: Madeira, Oporto, Sintra, Lisbona.
La vita non va mai secondo i piani.. ed è bello così!
PRIMA TAPPA: isola di Madeira
Scopro che in bassa stagione (io ci sono stata a fine gennaio) l’isola è meta prediletta di inglesi e tedeschi in pensione che “svernano” qui, infatti l’età media è relativamente alta ma io cerco la quiete e il silenzio e poi gli inglesi fanno sempre ridere, a qualsiasi età.
L’aeroporto di Madeira si trova a Funchal, sito a Sud-Est dell’isola, da qui si raggiunge il centro città in una trentina di minuti in navetta con appena 8 € per andata e ritorno. Inizialmente avevo intenzione di affittare un’auto per girare in totale autonomia ma i prezzi, ovviamente, sono piuttosto alti ed essendo da sola ho preferito demordere. La gentile micro-signora dell’info-point in aeroporto mi ha spiegato che ci sono tantissimi tour operator sull’isola che organizzano ogni tipo di escursione possibile immaginabile e vengono a prenderti direttamente in albergo a prezzi direi più che onesti. Ok, risparmio 130 € di auto e mi sparo il pullman di vecchietti, affare fatto! Ah, una cosa: in Portogallo c’è un’ora di fuso. Probabilmente è una di quelle cose che sanno tutti tranne te e ci rimani male e ti vergogni di non saperlo ma io mi sputtano in mondo-visione e lo ammetto, non lo sapevo ed ero convinta di aver perso la coincidenza a Lisbona per questo motivo ma, grazie a dio, un altrettanto tonto come me, ha bloccato allarmato la hostess per reclamare del mega ritardo e lei, divertita, ha svelato il mistero del jetlag. Io origlio e lui fa la figura del fesso, olè.
Ora, preparatevi psicologicamente (e fisicamente) per Funchal, rinominata “San Francisco de noi artri” perchè pullula di salite e discese ma senza i tram, quindi ve le sparate tutte a piedi, col borsone enorme pieno di cose inutili e i polpacci che dopo due minuti sono più duri del marmo (ma poi ti ci abitui!).
Ora, mettiamo subito in chiaro l’aspetto ALIMENTAZIONE (che per quanto mi riguarda occupa probabilmente il primo posto nella lista delle “cose interessanti da fare” ovunque io vada): l’esperienza mi ha insegnato a scegliere un ristorante in base alla quantità di gente che lo popola e ormai mi lascio guidare da ciò, anche perchè ogni volta che mi lascio guidare dal mio istinto finisco per mangiare nel peggior posto esistente in città e magari è pure il più introvabile – oh ma io lo trovo! – quindi lascio che siano gli altri a decidere per me e infatti non ho mai preso una cantonata in tutta la vacanza, il che è magnifico e ai limiti dell’incredibile!
UN PAIO DI INDIRIZZI:
– ESPACO Funchal, via Carreira: ristorante con tavolini all’esterno nel pieno centro di Funcal, piatti tipici della tradizione (e mi sono fatta convincere dal sorriso cameriere che era assai carino).
– ARMAZEM DO SAL, luogo magico e chic, cucina gourmet di alto livello a prezzi più che onesti (io ci sono andata alle 18:47. Eravamo io e una coppia di tedeschi vecchiotta. Qui si cena dalle 21 in poi ma io avevo una fame pazzesca e mi sono beccata l’intero set di camerieri che non avendo altro da fare praticamente è come se avessero cenato con me). Mi permetto di consigliarvi il vino che propongono con il dolce: Melmsey 5 years, orgasmico.
– CASA DO FAROL, a Camara de Lobos (paese di pescatori)
– DONNA MARIA, rua Santa Maria, 51 – qui è possibile mangiare un piatto locale chiamato ESPETADA REGIONAL, ricorda la picanha brasiliana, si tratta di fatti di pezzi di carne cotti e serviti su una sorta di spada. Davvero gustosa! La serata è stata accompagnata da una cantante di FADO, musica tradizionale portoghese che ricorda la nostra lirica.
COSA FARE A MADEIRA
ESCURSIONI: sono davvero infinite ma la maggior parte dei tour operator le dividono per giorni quindi, anche in questo caso, mi affido alla casualità, entro in un’agenzia di viaggi qualsiasi (in via Carreira) e prenoto le due escursioni disponibili per la successiva domenica e lunedì. La mia guida è un signorotto formato tascabile ma con dei polpacci che farebbero arrossire il più esperto dei trekkingolifi (esiste questa parola?), di chiama Emanuel ha (non lo so ma parecchi) anni e fa questo mestiere da quando ne ha 13; ama infinitamente la sua isola, così tanto che riesce a passarti tutta la sua passione.
La prima escursione sarebbe dovuta essere tostissima, da Pico Arieiro a Pico Ruvio, il punto più alto dell’isola. Ero carica a pallettoni. Purtroppo la solita sfiga che mi contraddistingue e vive fedelmente al mio fianco da trent’anni sabota il mio sogno: giunti al punto di incontro c’era talmente tanta nebbia che non riuscivamo a vederci nemmeno i piedi. La guida ci propone un’alternativa che ovviamente accettiamo sulla fiducia, così ci accompagna in una passeggiata da Porto da Cruz a Machico. I paesaggi tolgono letteralmente il fiato e la natura selvaggia strega e regala un senso di quiete invidiabile. Siccome la mia organizzazione fa schifo, non sapevo di dovermi portare il pranzo ma essendo orgogliosa racconto ai miei compagni che io quando faccio sport (quindi mai) non mangio (infatti mangio sempre). Il mio amichetto inglese 70enne finge di credermi e mi allunga una manciata di mandorle che ingurgito manco fosse un Big Mac. Sul fondo dello zaino recupero anche quatto Menthos. Pranzo molto equilibrato, non credete? L’escursione si conclude dopo circa 11 km di camminata leggera e con un pit-stop in un bar definito dalla guida “a very nice pub” che in realtà sembra un benzinaio abbandonato tenuto in piedi da lamiere arrugginite ma è folkloristico e mi offrono un bicchierino di rum alla melassa (definito dagli autoctoni “viagra di Madeira”) che, a stomaco vuoto, mi regala un’euforia incontrollabile. Ne bevo metà, l’altra metà viene lanciata di nascosto nel prato.
La seconda escursione mi impegna solo la mattinata, una passeggiata molto facile, e detto da me che sono un legno è tutto, è facile addirittura per i miei compagni di avventura che hanno 76 anni! Ma comunque mi immerge nella natura, questo mi basta. Terminata la passeggiata mi faccio lasciare dalla super guida in riva all’oceano, dove inizia un percorso che porta fino a CAMARA DE LOBOS, un gioiellino di paesino di pescatori a soli 3 km circa da Funchal. Si fugge dal tran-tran cittadino, che comunque mantiene lo stesso ritmi molto più lenti delle nostre capitali, per ritrovarsi in quest’oasi di quiete. Ovviamente decido di fermarmi qui a mangiare.. come non assaggiare la specialità di pesce in un paese di pescatori? Il pesce tipico dell’isola è il pesce sciabola che cucinano in mille modi: io lo assaggio in versione cordon bleu di pesce con salsa al pepe rosa. Ho l’acquolina in bocca mentre lo sto scrivendo, ciò ne determina la bontà! Le porzioni sono abbondanti e i prezzi convenienti. Adoro il Portogallo! Alla fine del pranzo mi viene offerta la “poncha alla maracuja“, un liquore tipico a base rum, estratto dalla canna da zucchero.
Tutte le persone che ho incontrato su questa splendida isola mi dicevano di soggiornarvi da settimane, qualcuno addirittura un paio di mesi e all’inizio mi chiedevo “perchè”?! Giunta alla fine dei miei tre magici gironi capisco a pieno il perchè. Ci sono così tanti posti da visitare e l’atmosfera è così rilassante che, col senno di poi (che è inutile ma sempre presente) penso che avrei voluto trascorrere tutti e i nove giorni a mio disposizione li! Ma ho un volo per Oporto e la curiosità è più forte della nostalgia!
COSA VEDERE:
In città è possibile prendere la FUNICOLARE che collega il centro con Monte (16 € andata e ritorno), è un bel tratto e lo sconsiglio vivamente a chiunque soffra di vertigini perchè sono circa 15 minuti di sospensione nel vuoto in cabina di vetro ma per i folli come me è un viaggio spettacolare che porta al GIARDINO BOTANICO. Si tratta di un mélange di diversi stili immersi nella natura, un viaggio tra arte africana, giapponese, rinascimentale, gemme, minerali, piante e fiori.. un vero balsamo per l’anima. Io sono arrivata tardi e ho potuto trascorrerci solo un’ora e mezza (chiude alle 18:00) ma ci si potrebbe tranquillamente passare un pomeriggio intero!
MERCATO CENTRALE: come tutte le cose apertamente “da turisti” delude un pochino le aspettative ma i colori e i profumi sono comunque entusiasmanti. Compro qualche seme di piante che non pianterò mai e un mango gigante al prezzo di cinque euro. È come andare in Trentino e comprare una mela Golden per quattro euro ma sono talmente felice che mi fatto fottere senza contrattare. Per dovere di cronaca però ammetto che quel mango è una delle cose più buone che abbia mai mangiato in vita mia.
CITTÀ VECCHIA: proprio alle spalle del Mercato Centrale si snoda la parte antica della città con tante viuzze ricche di localini e negozi di artigianato, gallerie d’arte e porte dipinte.
Il viaggio sull’isola si conclude qui, un tuffo nella natura incontaminata che mi ha permesso di comprendere a fondo il significato della parola SAUDADE. Obrigada!