VERSILIA – (Quasi) Tre giorni in bicicletta

Che fare quando ti accorgi all’ultimo di avere tre giorni liberi, un esaurimento nervoso che continua a bussare e rimbalzare sulle pareti craniche, non troppi soldi da spendere, un fidanzato sempre preso bene per tutto e una Mini?Semplice: si fa il pieno, si buttano vestiti a caso (sempre più del necessario), cinque costumi e le Birkestock in valigia, si prende il fidanzato (che in valigia però non ci sta mica) e si parte!

La sera prima della partenza scegliamo un albergo, momento sempre tragico perché a me ovviamente piacciono solo quelli che costano uno sfacelo, riesco a trovare il più caro nel raggio di 100 km, è un talento che ho da sempre, un talento inutile. Per restringere il campo ci siamo dati delle priorità: vicinanza al mare, per me imprescindibile, e colazione – visto che ho anche io un b&b, trascorro gran parte delle mie mattinate a preparare con tanto amore colazioni a turisti, quando vado via per me quindi è il primissimo momento in cui sospiro di felicità dicendo “oh sì, ora sono in vacanza”. Da tenere presente, non come priorità ma perlomeno pensarci, che la stanza non faccia proprio cagare ecco. Ho visto alcuni alberghi che avevano brande risalenti quasi sicuramente al primo dopoguerra.. insomma, ho tre giorni di vacanza all’anno, mi merito almeno un materasso vero!

Dopo qualche ora di smadonnamenti, incappiamo in un albergo che strizza l’occhiolino, forse lo abbiamo trovato: Hotel Villa Fiorisella (ci ho messo tre giorni ad imparare il nome, poi siamo partiti) – una villa immersa in una macchia verde a 100 metri dal mare a Poveromo (Marina di Massa), stanze non proprio esteticamente vicine al mio gusto ma pulite, semplici e letto comodo, un ventilatore a soffitto che girando creava uno strano ritmo tra la dub e l’ipnotico, un terrazzino sul cortile e il proprietario, Michele, di una gentilezza disarmante, il tutto per 120 € a notte. Non è pochissimo – ok – ma vista la zona e il periodo (12-15 giugno) direi che ci è andata bene! Per cui per me è SI!

Abbiamo scelto la Versilia perché dista circa 400 km da casa (Val d’Ossola) e ci sembrava un tragitto abbordabile da affrontare per 3 giorni di vacanza; Marina di Massa si trova in una posizione strategica per visitare le spiagge del litorale toscano e anche qualche paesino più nell’entroterra.

NOTA – siamo partiti domenica alle 10, per un viaggio di 400 km abbiamo impiegato 5 ore e tre soste, ma questa è colpa mia, sono dotata di vescica piccola e di stomaco piccolo per cui ho spesso fame e poi di conseguenza sete e un mal di schiena che mi accompagna da anni. Una persona normale può tranquillamente affrontare il viaggio in 4 ore 🙂 ma noi siamo speciali! eheh

Arrivati a metà pomeriggio, facciamo il check-in, buttiamo valigie, indossiamo costume e via di corsa al mare! Lo splendore bianco marmoreo delle nostre pelli da montagnini ci abbaglia e mi ricorda che anche se il sole “è quello del pomeriggio, mica brucia”, forse è il caso di prendere un ombrellone: la signora inchiodata al seggiolino del baracchino in posizione strategica poco prima della spiaggia ci vende un ombrellone (ombrellino) multicolor a 16 €, e via con le spese folli! Ho anche comprato la crema solare ma ho pensato fosse più saggio lasciarla in albergo ma insomma “il sole del pomeriggio mica brucia”. Trenta minuti di sole: gambe color aragosta, e andiamo!!!! La felicità si trasforma presto in insofferenza mista a dolore per cui propongo di affittare delle biciclette per farci il litorale nei giorni successivi: consiglio al 100% Cicli Maggi, noleggio proprio di fianco al nostro albergo, coppia gentilissima e fornitissima, voglio loro subito bene! Ci danno due city bike per due giorni a 29 €, io ne chiedo una con il cambio:

“Dove dovete andare?” Chiede il signore

“Ma, ancora non sappiamo, comunque faremmo la ciclabile lungomare”

“Allora il cambio non le serve signorina”

“Mi serve, mi serve, si fidi!”

Sono contenta di apparire molto più sportiva di quanto sia veramente, alè.

La prima sera decidiamo di pedalare circa 5 km per arrivare a Massa centro, cittadina leggermente entroterra, piccole piazze qua e là e case colorate, fiori e aranceti sparsi tra le viuzze, calmante, proprio quello che ci serviva. Facciamo un aperitivo in piazza e ci lasciamo ispirare da una piccolissima trattoria da “Fatty” in via Agostino Ghirlanda 11, pochi piatti della tradizionale cucina toscana fatti con amore, un tripudio di sapori! Due primi, un secondo, un dolce, due bicchieri di vino e due bottiglie d’acqua: 40 €, prezzi più che onesti e ce ne torniamo a nanna con la pancia piena e una pedalata (in discesa per la mia gioia!!) verso casa.

Il secondo giorno dormo. Dormo perché voglio dormire tantissimo, ho bisogno di caricare le batterie e aprire gli occhi con calma, godermi le coccole e i ritmi lenti e poi fare colazione con Danilo, solo noi due e la quiete della macchia verde in cui siamo immersi. La giornata parte già benissimo e io sono felice (lo sono stata per tutta la vacanza, o quasi, tranne quando Danilo ha deciso di farmi fare una gimcana nella sabbia, ma di questo ne parleremo più avanti). Siccome noi viviamo in montagna, vogliamo assolutamente respirare più mare possibile: per questa giornata selezioniamo uno spot “Bandiera blu” sul litorale e ci costruiamo il programma. Inforcate le biciclette scendiamo verso Sud, Marina di Massa, Forte dei Marmi, Marina di Pietrasanta.. sfrecciamo a 1 all’ora sulla ciclabile con un sole che spacca le pietre, ogni tanto mi perdo nel fosforescente del coppino di Danilo che continua a sostenere che lui “non si brucia”, il suo coppino dice ben altro ma non vorrei farlo restare male. Lui invece mi deride perché ci superano tutti, ma tutti davvero, di qualsiasi età, dai bimbi agli anziani.. eppure sai che c’è, sono tanto felice! Giunti a Marina di Pietrasanta vediamo un cartello che indica una strada nell’entroterra verso Pietrasanta che decidiamo di seguire. Il bello della Versilia è che la ciclabile collega perfettamente tutto il litorale e le città nell’entroterra così da poter pedalare in sicurezza più o meno ovunque e con veramente poca fatica essendo quasi tutto in piano. Per le quattro salite in croce in cui incappate avete il permesso di imprecare fortissimamente, non serve a fare meno fatica ma a dare fastidio a Danilo sì 🙂

Pietrasanta è davvero un gioiello: viottoli che collegano piccole piazze, statue in ogni angolo, si respira arte, eleganza e ti fa venire voglia di restarci per tanto tempo, magari anche per sempre, incrociamo anche diversi pittori con cavalletto e tavolozza che ne catturano i colori. Pitstop per rinfrescarci e mangiare bruschette (come al solito qua se magna sempre) e riprendiamo la nostra pedalata. Danilo mi dice sempre tempistiche di percorrenza e distanze a caso e ridotte, per evitare di sentire i mie lamenti (che poi le ho proposte io le bici e mi piace da morire ma temo di avere insito nel dna un lamento latente e persistente), così seguiamo le indicazioni della via Francigena (posso anche dire di averla percorsa, tiè) e ci dirigiamo verso lido di Camaiore, basta fare fatica, il pomeriggio è di relax: MARE!!

Parcheggiamo le biciclette davanti ad una ruota panoramica immensa – piccola nota, quando vedo una ruota panoramica ci devo salire, SEMPRE, idem per i musei delle cere, non si scampa – Danilo soffre di vertigini ma sale sempre con me sulle ruote panoramiche perché “vuole vincere le sue paure”. Gli stringo forte le mani e tre giri di ruota passano in fretta, mi faccio contagiare dall’ansia e ho un po’ paura anche io ma manco morta che glielo dico! Una volta arrivati in cima un verde mare immenso mi riempie gli occhi e – ma dai! – sono felice di nuovo!

Dopo l’adrenalinico giro sulla ruota è ora di dare libero sfogo al mio potere sovrumano di trovare la cosa più cara nel raggio in un milione di km: scelgo un bagno a caso, Bagno Imperiale 56: 60 € al giorno, sdraio, lettini e ombrellone, ci chiedono prezzo pieno nonostante la mezza giornata ma visto che è l’unico pomeriggio all’anno di mare che faremo parte un coro di “ma si sticazzi”: effettivamente è davvero fico, elegante, toni del bianco calmanti e con una piscina di acqua di mare. Si ripete la solita scena del molla tutto e corri verso il mareeeeee. Dopo qualche bracciata qua e là Danilo intravede una medusa: mi frizzo, attacco di panico, non respiro, corro verso la riva. Grazie io a posto così.. opto per la piscina che tanto è la stessa acqua ma senza meduse maledette! Che poi Dani prova anche a dirmi “guarda che queste meduse non fanno niente, ti giuro, mi hanno toccano e non mai hanno fatto niente” ma io manco morta che te credooooo.

Due mezzi pisolini dopo, un certo languorino bussa al mio stomaco, “hei, ma com’è che non si mangia più”? Approfitto del fidanzato dormiente per sgattaiolare al bar a rifocillarmi ma appena torno all’ombrellone e apro il sacchetto della pizzetta Danilo apre simultaneamente gli occhi e ne saccheggia la metà, ha un udito sopraffino per queste cose, pazzesco! Decidiamo di muoverci verso casa. Scopro con mio immenso orrore di essere a ben 12 km dall’albergo così propongo una sosta a metà strada, ovviamente qualche città potrei scegliere secondo voi? Forte dei marmi! Oltre al lungo litorale di bagni e ristoranti si nasconde un centro città bellissimo, boutique e bar di altissimo profilo, un po’ la Cannes di Versilia ma un giro lo merita eccome! La mia attenzione viene immediatamente catturata da un mercatino di cesti di paglia, cappelli, borse e dal lato opposto della strada un negozio di vinili.. vincono i vinili e mi porto a casa un disco di Rino Gaetano e la colonna sonora di Flashdance, ciao ciao a tutte le personalità che abitano la mia testa; nel frattempo il mercatino ha chiuso, maledizione! In una piazza vediamo la scultura di un elefante appeso per aria che mi fa tanta tenerezza, ci sediamo lì a fianco nel cocktail bar “Il giardino”, due drink 23 €, ci sta, aperitivo di lusso, viziati!

Dopo la siesta è tempo di riprendere le biciclette, doccia veloce e via alla ricerca di un ristorante sul mare per la cena: questo le sceglie Danilo infatti non è il più caro della Toscana 🙂 ma molto buono, ristorante “Il delfino”, sì nome discutibile ma primi piatti di pesce strepitosi serviti in veranda sulla spiaggia del lungomare di Levante.. per due abituati ad essere circondati 360 gradi da alte montagne è un sogno, una bottiglia di vermentino Bolgheri ha chiuso il cerchio magico.

Il terzo giorno resuscitarono!!! Siccome abbiamo deciso di spingerci fino a Viareggio e poco oltre (e parliamo di 30 km!) esigo la bicicletta elettrica: non l’avevo mai provata prima e mi sembra un’idea fantastica per continuare a godersi la vacanza su due ruote ma evitare di morire di male ovunque, possono caderti le gambe secondo voi? La sera me lo sono seriamente domandato, ma andiamo avanti. Torniamo dai nostri amici di Ciclo Maggi e prendiamo le bici elettriche, 40 € totali, mi sembra più che onesto e siamo pronti a sfrecciare (questa volta davvero visto che arrivano a fare 25 km orari) verso Viareggio; sta volta siamo noi a superare tutti sulla ciclabile, tiè. Decidiamo di fare una sosta nella città di Viareggio per turisticare un po’, sbagliamo in pieno gli orari perché è tutto chiuso, non avevamo calcolato la siesta pomeridiana che giustamente si fa in zona di mare (anche perché arriviamo a mezzogiorno inoltrato e ci saranno circa 45 gradi con un bel sole che picchia dritto sulle mie gambe corallo e tatua sui piedi di Danilo le due fasce delle ciabatte Birkestock, infatti per tutto il tempo ci scambiano per turisti stranieri ovunque perché siamo fluorescenti e “siete vestiti strani”, ottimo! Parcheggiamo le bici e cerchiamo qualche museo da visitare visto che siamo amanti dell’arte, scopriamo però che di martedì sono tutto chiusi, wahooo, riusciamo a visitare velocemente la splendida Villa Argentina (da quel momento ho scoperto di desiderare tantissimo un “albero dei coralli”) e ci spariamo 3 km a piedi per vedere il cimitero monumentale che è ovviamente chiuso (perchè chiudono i cimiteri?). Torniamo a piedi verso le bici maledicendo il giorno in cui siamo nati e il sole (ma solo per finta, io amo il sole) e arriviamo schiantati alle biciclette. Decidiamo sia giunto il momento di andare finalmente al mare. Seguiamo il richiamo di un’altra “Bandiera blu” e pedalando in una splendida macchia mediterranea arriviamo alla spiaggia della Lecciona, infinita distesa di sabbia finissima libera ma non attrezzata dove sono tutti piazzati con teli incastrati su bastoni creando delle vere e proprie tende, tutto molto freak, a me scappa la pipì, ho ovviamente fame e una sete disagiante, nessun chiringuito all’orizzonte ma in compenso qualche birillo al vento essendo una spiaggia evidentemente libera in tutti i sensi. Nessun problema per i nudi ma fa troppo caldo per non avere un ombrellone e neanche un goccio d’acqua, così decidiamo di muoverci verso la seconda meta che avevamo in programma, Torre Puccini. Peccato che per raggiungerla Danilo prova a optare per la strada più wild che implica andare con le city bike sulla sabbia; io sono tra l’insaccato e la cagasottaggine per cui per un km scarso piango dentro e a tratti spingo la bicicletta, metto in dubbio la mia relazione e la mia stessa esistenza finché non sbuchiamo di nuovo sullo stradone.. dio benedica l’asfaltoooo.

Qualche ombrellone in lontananza mi risolleva l’umore, siamo arrivati! La stanchezza e il caldo ci fanno optare per il primo bagno a tiro: 15 € ombrellone e lettini, daje! Stessa scena, copy-paste: molla tutto e mare! Mare incredibile, un po’ mosso e non caldissimo, sono tranquilla nel sapere che quelle colle disagiate delle meduse qui non ci saranno. Merendina ristoratrice, pisolino che metterei nella top 5 dei migliori pisolini al mondo con il sottofondo del mare (e un tipo che da lontanissimo sclera al telefono e chiude la conversazione con un “non capisci una sega” ma con accento toscano che è stata la ciliegina sulla torta, rido tantissimo. Mi spiace per chi ci fosse dall’altra parte ma da questa è stato esilarante!). Ci godiamo il sole che se ne va, insieme alle persone e una spiaggia immensa sempre più vuota, magica.

Inizia a fare tardi e i 30 km dell’andata sono da fare pure al ritorno – ma va? Gambe in spalla, si riparte. Propongo un pit stop perchè col piffero che mi faccio tutti quei km di fila, pedaliamo finchè le gambe reggono e ci fermiamo a Marina di Pietrasanta in un luogo che ti risucchia come se fossi nel giardino segreto: sedie colorate, poltroncine, tavolini, lucine e lanterne, tutto è un’esplosione di colori, riparati sotto folte chiome ci deliziamo di cocktail frozen che fanno tanto anni 90 ma ragazzi che goduria! Una granita per adulti, che vuoi che sia! (Lemon Bar) – vi prego fermatevi!!!

Recuperate le forze indovinate? Si pedala! Ad accompagnarci come una carezza sul cuore nel tragitto verso casa un tramonto sul mare che è tra le cose più belle che esistano al mondo, rosa antico, lavanda, arancio.. commuovente. Con i capelli bagnati di salsedine al vento, una bicicletta che pedala da sola, un fidanzato un sacco simpatico, il profumo di mare e un cielo così – eh dai! – come si fa a non essere felici? Io sorriso ebete per tutto il tragitto. Ultima importantissima scelta della vacanza: la cena.

Tocca a me, pieni di fame fino alle orecchie opto di nuovo per “il primo che capita”, leggo chiringuito e tapas e intravedo lucine in lontananza, non mi servono altre informazioni. Ci accompagnano al tavolo camerieri presi bene di brutto, scalzi e sorridenti e con i piedi nella sabbia mi accomodo con un bicchiere di bianco e un tramonto che ora si mangia tutte le sfumature del blu, mi volete uccidere così! Penso che la vita sia proprio bella se si ha gli occhi giusti per notarlo – il bagno si chiama Eldorado, hanno aperto da tre giorni, ci affidiamo al cameriere moro per gli ordini e il cameriere rosso alto due metri e romano fino al midollo ci prende subito in simpatia, questo sapiente mix ci regala una serata di cibo delizioso e pieno zeppo di risate. CONSILIGIATISSIMO!!!

Il ritorno a casa ha in serbo un’ultima avventura, la mia bici elettrica si scarica deliziandomi di 3 km di pedalata con uno scafandro che pesa 400 kilogrammi, i quadricipiti ad ogni pedalata mi strillano dritto al cervello “ma che sei scema” eppure resisto stoicamente perchè così brucio il milione di calorie della cena (e del vino cileno da 13,5 gradi che rende il tutto assai più sopportabile).

Bilancio? Che sorpresa! Una vacanza iniziata a caso e finita in paradiso, qualità altissima di servizi, gentilezza sparsa ovunque e disponibilità, mi ha reso orgogliosa di essere italiana e, insomma, sono davvero convinta che la felicità abbia il profumo del mare e il colore azzurro degli occhi della persona che al mio fianco vive le avventure insieme a me (e che al rientro mi ha anche portato da Ikea!!!).

Grazie Toscana, grazie Versilia, a presto!