Gli orfani del Sole

Gli orfani del sole

790 791 M
792 V
793 794 795 M

Di noi, sei fratelli, soltanto a me era stato dato il dono, o la maledizione a mio avviso, di poter dire solo la verità. Siamo nati uno in fila all’altro, mamma e papà si sono dati da fare a quanto pare e poi sono scomparsi lasciandoci qui da soli; sono la mediana e sono l’unica femmina del gruppo, altra maledizione cha ha colpito la mia assurda vita.

Non ho poi così tanti ricordi dei nostri genitori: mamma era bellissima, aveva occhi sottili, svegli ed un carattere duro; papà non era molto alto, ci faceva sempre ridere e preparava lo spezzatino più buono del mondo. Cioè, io non l’ho mai girato il mondo ma, insomma, era davvero buono.

L’unica cosa che sento ci accomuni, ora, erano i capelli chiari, chiarissimi e hanno passato il gene a noi, insieme al nomignolo di “Orfani del Sole” quando ci hanno abbandonati. No, non sono arrabbiata, non penso di esserlo mai stata, sarebbe uno stupido spreco di energie odiare chi non è presente a ricevere l’ondata distruttiva di quel sentimento.

Ho preso io in mano la famiglia, ho gestito i compiti, ripartito le responsabilità e dato un senso a quegli strani marchi che noi tutti fratelli abbiamo impressi sul polso destro: tutti i ragazzi hanno una M, io invece mi sono ritrovata una V. Non ricordo chi ce li abbia fatti, se siamo nati così o se ci siano stati impressi da piccoli, come ho già detto non ricordo molto della nostra infanzia, ma l’unica spiegazione che sono riuscita a dare a questo disegno, che è sempre stato appeso con una puntina sull’anta della credenza antica in cucina, è il seguente: M uguale Maschio, V uguale Verità.

Non ha una gran logica ma ho deciso così.

Fasi lunari, incoscienza, ignoranza sul mondo dei contraccettivi, cattiveria? Perchè i nostri genitori ci hanno messi al mondo per poi abbandonarci in questo casale? Non posso mentire, cosa che invece ai miei fratelli viene assai bene, per questo motivo ho deciso di non andarmene mai da qui, dal mio piccolo mondo, perchè sarei troppo esposta, sarei costretta a mettere a nudo tutta me stessa ogni volta che metto il naso fuori dal podere e, sinceramente, davvero non mi va.

Ve li potete immaginare gli sguardi e le domande che le persone riservano ad un nucleo di sei figli abbandonati. E ora eccomi qua, con lo sguardo perso lungo i prati sconfinati e il profumo inebriante del pomodoro che lentamente cuoce la carne, le verdure e le patate. Oggi è sabato, giorno di spezzatino.

[Racconto ispirato al quadro “Giallo Inglese” di Emilio Isgrò]