Arianna Natale: non chiamatela solo producer!

Arianna Natale, classe 1992, occhi di ghiaccio e una figura minuta che nasconde (ma neanche troppo) un carattere tenace e volitivo. È la sua storia che vogliamo raccontare, è a lei che ci ispiriamo per credere che, a volte, i sogni si realizzano.

Ma procediamo con ordine: ci spieghi in cosa consiste il tuo lavoro?

Sono Arianna Natale, una producer di fotografia e video, in pratica mi occupo di coordinare tutte le persone che lavorano su un set pubblicitario, che sia uno spot video o uno shooting fotografico, ma non solo, mantengo i rapporti tra cliente e agenzia, a volte faccio scouting per trovare i migliori candidati, il regista, le modelle, la location; insomma tutto ciò che concerne il mondo che sta dietro alla pubblicità, il duro lavoro nascosto dietro le quinte. Si tratta di tre fasi lavorative: la pre-produzione, la produzione vera e propria e la post-produzione, che impiega moltissimo lavoro.

Quali sono i recenti successi di Anna Natale?

Da due mesi collaboro con The Six Tailors, un collettivo di sei montatori video riunitosi appena un anno fa ma con altissimi indici di crescita; mi hanno cercato perchè essendo maturati così tanto e così in fretta avevano bisogno di una persona che facesse loro da “agente” e così sono diventata la loro producer. Le agenzie mi chiamano e, in base alle loro necessità, so quale montatore proporre. Mi trovo benissimo a lavorare con loro e prevedo ottime prospettive di crescita, soprattutto all’estero. Da un mese inoltre ho iniziato anche una collaborazione con una grande agenzia di moda di Milano, la Aura Agency; per loro seguo le campagne pubblicitarie dei brand (grandi firme).
Il mondo della moda mi ha sempre affascinato..

Ecco appunto, è da li che hai cominciato?

Il mio primo vero lavoro è stato con Oliviero Toscani, grandissimo fotografo; è stata la sua passione, la sua creatività a farmi innamorare di questo lavoro. Con lui abbiamo realizzato il numero di natale della rivista Elle, ha creato 40 set diversi, ero estasiata.

E come si diventa producer?

Beh, io non ho difficoltà ad ammettere che sono stata fortunata perchè sono arrivata dove volevo; questo è comunque un lavoro che si porta avanti quasi esclusivamente per contatti e passaparola. Uscita dal liceo sapevo solo che mi sarebbe piaciuto moltissimo fare pubblicità, quindi mi sono laureata in scienze politiche alla Cattolica (o scienze delle merendine, come lo chiama lei), un percorso già molto incentrato sulla comunicazione e che mi ha dato un’impronta solida di base. Durante l’università ho collaborato con un’agenzia pubblicitaria che mi è stata consigliata da alcune persone che avevo conosciuto tempo prima.. ci ho provato e mi hanno preso. All’inizio correggevo bozze, era faticoso ma mi ha insegnato il rigore sul lavoro, una qualità che ho messo nel mio bagaglio. Poi un’amica che lavorava per la figlia di Oliviero Toscani mi ha detto che cercavano qualcuno e mi sono precipitata. E così è iniziato tutto.

La ragazza dei contatti insomma..

È proprio così. È un lavoro di conoscenze e di responsabilità, è per questo motivo che è fondamentale farsi un nome e una buona reputazione.

Cosa ti piace di più di questo lavoro?

Nonostante ci siano periodi in cui si lavora anche 16 ore al giorno, non potrei farne a meno, è un lavoro stressante ma che ti da moltissimo e non ci si annoia mai, è sempre una nuova sfida, nuovi contatti, nuove persone. Sono infatti i rapporti umani che crei ciò che più mi piace di questo lavoro. Questo mondo mi ha dato molto, ho iniziato a febbraio 2015 e posso dire che mi ha temprato, mi ha insegnato ad essere più tollerante e più paziente, perchè quando si ha a che fare con la gente sono qualità fondamentali; è proprio lì che sono cresciuta maggiormente, nel rapporto e nel confronto con gli altri. Ah, e non dimentichiamoci un’altra cosa che amo di questo lavoro: ti permette di viaggiare tantissimo!

Raccontaci l’esperienza all’estero che ti è rimasta più impressa.

Senza dubbio le tre settimane trascorse a Los Angeles. Eravamo praticamente solo io e il regista, dovevamo girare un fashion film (cortometraggio di moda) per Missoni. All’epoca il mio inglese non era ancora ottimo, è stato difficilissimo, una vera sfida. Ricordo di aver pianto addirittura, ma alla fine ce l’ho fatta e quell’esperienza mi ha formato più di qualunque altra; nonostante le difficoltà lo rifarei subito, è una batosta che ti serve per il resto della vita.

Dove si vede Arianna Natale nel prossimo futuro?

In un piano alto di Milano, tutto vetrate: il mio studio. Non voglio rinchiudermi nell’etichetta di producer e basta, sono una freelance e mi piace sperimentare, viaggiare e imparare sempre qualcosa di nuovo. Mi piacerebbe fare l’agente di registi e vorrei aprire qualcosa di mio. All’inizio mi faceva paura, mi spaventavano i costi di un lavoro indipendente ma ora me la sento, è spaventoso sì ma credo non manchi molto a fare questo passo.

Arianna Natale, non chiamatela solo producer.

[Intervista per Eco Risveglio 2019]