DUBLINO, FAMILY TRIP – la famiglia Brambilla in IRLANDA

DAY 1

Domenica 17 maggio, ore 8.30, aeroporto di Orio al Serio, Bergamo. Avvistati cinque esemplari di montagnini, si assomigliano a tratti, sembrerebbero parenti; si aggirano per l’aeroporto con borsoni e zainetti, sembrano contenti di stare insieme, fanno colazione con toast giganti. Eh si, siamo noi, siamo la famiglia Giannini al completo, pronta per una nuova avventura. Sono passati dieci anni dall’ultima vacanza insieme; troppo direi. E così è stata scelta l’Irlanda, con particolare attenzione a Dublino. Con una mega offerta Ryanair ci accaparriamo i biglietti per 70 € a testa.. i soldi risparmiati li investiremo in Guinness.

Salutati mamma, papà, fratello maggiore e fratello minore possiamo procedere; il check-in risulta piuttosto veloce e costantemente accompagnato con un sottofondo di smadonnamenti di mio papà per aver dovuto togliere la cintura (non capacitandosi di come potrebbe risultare un’arma nucleare o perlomeno potenzialmente pericolosa) e per il numero di volte che ci hanno controllato i documenti d’identità.

Lo adoro. Mia mamma invece decide di tentare il suicidio prendendo uno scalino di traverso mentre scendiamo una scaletta a chiocciola per raggiungere il gate (ma io dico, si può mettere una scaletta a chiocciola in un aeroporto?!). Ovviamente prende una storta nello stessa gamba già martoriata la settimana prima cadendo da uno skateboard dimenticato in giro dal fratellino. Va beh, procediamo.

Raccolta la mamma spalmata sui gradini, zoppichiamo fino al gate e mentre aspettiamo provo a spiegare a mio papà come si fanno i selfie (lui ha 60 anni..!). Prende in mano il mio Iphone e si scatta trecento primissimi piani; poi sclera, ok, cedo. Nell’attesa ci si accolla un signore che si perde in profusioni ed elogi all’irish coffee fatto bene, “Quello con il whiskey eh, mica con il bacardi come lo fanno qui in Italia”. Non penso che nessun locale MAI in Italia abbia proposto un irish coffee con il rum, ma non mi va di litigare così tempo record lo liquidiamo.

Saliti sull’aereo mio papà chiede, in dialetto, se la cintura se la sarebbe dovuta portare da casa o la fornivano in concessione con l’aereo. Gli mostro il nascondiglio recondito della cintura (sotto il suo sedere), allacciamo e si decolla. Le due ore e mezza di volo passano velocemente tra musica, chiacchiere, pisolini e vari tentativi di svegliare mio fratello infilandogli le dita nella bocca spalancata, invano. Dopo un volo a tratti sobbalzante e un atterraggio bello tosto finalmente usciamo all’aria gelida e umida di Dublino e già mi innamoro.

Taxi, appartamento in affitto, CIBO! È ora di pranzo e l’intenzione è quella di scoprire al più presto i celeberrimi pub irlandesi. E il pasto supera le nostre aspettative: fish&chips, manzo alla Guinness, salmone, double cheese burger, panini freschi.. e, ovviamente, sperimentiamo la prima Guinness del viaggio. Pura magia. Poi via, alla scoperta della capitale.

Anche se il freddo e la pioggia non ci abbandonano un minuto, la città comunque riesce ad incantare, una preziosa gemma grezza che pare nascosta ma sempre pronta a stupire e farsi conoscere. Le due ore successive le passiamo nel museo delle cere in cui ci siamo inciampati per puro caso.. e il museo delle cere esercita sempre un certo fascino no? Tour veramente esilarante accompagnato da un numero indefinito di fotografie improbabili.

La camminata poi prosegue in direzione del Trinity College, che a me ricorda quasi la scuola di Harry Potter e poi.. il tempo si ferma, sospeso, una volta raggiunto Merrion Square. Sprazzi di colore di qualche tulipano timido, qua e là, colorano un verde cristallino, puro, sembra un giardino segreto, una foresta incontaminata. La pioggia insistente ci inzuppa da capo a piedi, ci ricorda i chilometri macinati in tutto il pomeriggio.. e quanto sia lontana la casa in affitto.

Un po’ di relax e caldo per poi riuscire a cena. Stanchi per l’alzataccia e appesantiti da bistecche, garlic bread, salse piene di burro squisite, andiamo a nanna.

DAY 2

La voce squillante della mamma ci sveglia “Ragazzi alzatevi sono già le 9,30!” – “Mamma, il fuso!”. Beh meglio, un’ora in più per Dublino! Con un rapido calcolo vengo a conoscenza di avere esattamente quattro minuti per farmi la doccia, allo scadere dei quali l’acqua calda scomparirà per sempre; caldaia fuffa.

Un raggio di sole si fa breccia, spavaldo, nella coltre di nubi, daje! Usciamo agguerriti con l’intenzione di cercare l’unica, originale, inimitabile IRISH BREAKFAST – NOTA: sappiate che mangeremo davvero tanto durante questa vacanza – e veniamo imbottiti di panini ripieni di bacon e pancetta e würstel e cipolle, giusto una cosina per stare leggeri. Con l’apporto calorico necessario per correre sei ore nel deserto, ci dirigiamo verso la parte ovest della città: castello, decisamente poco pretenzioso ma da rimarcare come ultima torre medievale di Dublino, poi la cattedrale “del Cristo” o qualcosa del genere ma finalmente arriviamo all’imponente cattedrale di San Patrizio.

Dopo il city-tour la famiglia Giannini si spacca in due: mamma, papà e fratellone vanno a noleggiare l’auto per domani, io e il fratellino ci dirigiamo alla fabbrica della Guinness, dicesi anche Paese del Balocchi. Il prezzo del biglietto ci fa un po’ tentennare (18€).. ma fidatevi che li vale tutti, tutti, tutti. Un capolavoro di design, ingegneria, advertising, innovazione. Audioguide gratuite, free wi-fi ovunque e una pinta di birra compresa nel prezzo, con annesso mini corso per spillarla alla perfezione. Merita davvero.

Due ore dopo, il meeting famigliare si fa davanti ad una tazza di te e pasticcini/biscotti/cose piene di burro. A seguire, tentativi di shopping. Pare che, casualmente, proprio dietro alla nostra casa ci sia una mega area shopping e sarebbe un peccato non andare a visitarla. Abbandonati immediatamente da fratellone e papà, noi tre superstiti ci inoltriamo tra i negozi, anche un po’ per sfuggire alla continua pioggia. Ore 19.30 siamo di ritorno; il fratellone l’abbiamo perso in qualche pub a trangugiare ettolitri di Guinness.

I membri restanti si trascinano tra le folate di vento gelide per le vie del Temple Bar alla ricerca di ristoro. Il pub Bob Bops attira la nostra attenzione e si rivela un’eccellente scelta. La cucina è ottima, le migliori chicken wings mai mangiate, e quando tutto pare già perfetto così fa la sua apparizione un uomo barbuto con camicia a scacchi, occhioni azzurri e chitarra che si posiziona al microfono.

Eh no, così non vale, io muoio. Poi mi piazza gli occhi addosso e mi chiede se voglio cantare con lui. Ecco, adesso muoio davvero. Ci perdiamo nell’armonia di voce e chitarra per almeno un’altra ora quando si fa tardi.. domani sveglia presto. Salutiamo il mio principe azzurro e ci rifugiamo al calduccio di casa.

DAY 3

La mamma-sveglia fa irruzione in camera alle 6.50 nonostante la sera prima avessimo concordato di alzarci alle 8.. “Ah già” commenta divertita. Prendiamo le valigie, le carichiamo in macchina e partiamo alla scoperta del Sud dell’Irlanda – l’intero viaggio è stato passato discutendo tra me e il fratellino su chi avesse diritto al posto davanti.

Dopo circa 35 minuti approdiamo nell’adorabile cittadina di Wicklow in cui regna il solito vento tagliente ed un sole fin troppo timido. La pausa-colazione è d’obbligo ma a questo punto un po’ mi vergogno a dire cosa abbiamo mangiato; dirò solo che sul tavolo giravano panini con salmone, tonno e patate e garlic bread, ma non farò mai i nomi di chi ha mangiato cosa. Carica di aspettative faccio visita all’ufficio turistico per capire cosa ci sia fa fare/vedere qui: una piazza del mercato (ma il mercato non c’è oggi) e un porto.

Se poi vogliamo inoltrarci verso il centro della regione ci sono migliaia di escursioni da fare tra vento e intemperie. Dopo una passeggiata per smaltire il pasto riprendiamo la macchina alla ricerca di un centro un po’ più grande; procedendo verso Sud la prossima tappa è Wexford. Dopo circa un’ora di macchina veniamo accolti in una città portuale che pare più promettente.

Appena mettiamo piede fuori dall’auto inizia a piovere (strano!) quindi ci dirigiamo a passo svelto verso il centro della città, molto vitale e ricco di negozi. Secondo tentativo all’ufficio turistico: “Salve siamo appena arrivati in città, cosa ci consiglia di fare?” – “Un giro per il centro (già fatto) e una visita all’Opera”. Fine. Puntiamo sull’Opera, scrocchiamo il wi-fi per decidere la prossima meta e siamo di nuovo in auto.

La spettacolarità del paesaggio comunque fa si che viaggiare senza senso per le strade d’Irlanda venga vissuto come pura magia, estasi. L’ultima tappa della giornata è la cittadina i Carlow, nell’entroterra. Ci intrufoliamo in un pub-affitta camere intriso di storia e tradizione dove troviamo rifugio per la nottata in una camera con splendidi letti a baldacchino (ma a me è toccata la brandina).

DAY 4

Visto che ieri abbiamo saltato la cena – e non riesco a spiegarmi il motivo! – la corsa alla colazione è inevitabile. Disponibile solo dopo le 9,30 ci concediamo qualche ora di sonno in più. Pane, burro, uova fritte, salsicce, marmellata, miele, funghi e.. un sanguinaccio proposto come piatto tipico della regione. Solo mio fratello maggiore lo mangia con gusto mentre tutti noi, tempo tre secondi e glielo recapitiamo dritto nel suo piattone. Confusi e felici ripartiamo in direzione Nord per un’ultima tappa prima di rientrare a Dublino.

Passando per il lago e il micro-paesino di Blessington, approdiamo nella più maestosa città di Naas. Durante il tragitto vengo stregata da un verde che così verde giuro non l’ho visto mai. La campagna irlandese stessa; pura pace e armonia, silenzio, libertà, il nirvana. Naas vanta un centro molto grande, ricco di attività e molta vitalità. Come in tutte le altre città notiamo l’immensa quantità di farmacie, pub e “barber shop”; penso che ci sia un barbiere ogni cinque abitanti.

Pranzo frugale (si beh, poco credibile vero?) e si riparte alla volta della capitale.. le intenzioni per l’ultima nottata sono belliche. Superiamo il traffico del centro città per raggiungere un appartamento che ho prenotato al volo dal pub.. che spettacolo! Zona centralissima, casa stupenda, ben curata, come ultima notte non potevamo sperare di meglio. Dopo docce varie e lotta per chi-dorme-dove (a me è toccato di nuovo il divano) siamo carichi a mille per uscire.

Vaghiamo per il centro in piena aria dublinese, qualche pit-stop qua e là in negozietti e poi si capita per caso davanti al celebre Hard Rock Cafè.. in cui decidiamo di concederci un aperitivo. La location non è di certo all’altezza di altri Hard Rock nel mondo e i relativi drink risultano essere un’accozzaglia di sciroppi e zuccheri; lascio a malincuore 30 € per drink pessimi e torniamo a perderci per le vie.

Un profumo invitante ci attira verso un ristorante mongolo davvero di alto livello, olè, che bontà! Ingozzati per benino la family si separa; mamma e papà alla ricerca di un irish coffee, noi tre ragazzacci alla ricerca di Guinness e whiskey. L’intenzione di fare il tour di tutti i pub di Dublino viene immediatamente annientata da un uomo della security che chiede l’età del fratellino: 17 anni.

Non può entrare in nessun pub o se dovesse riuscire ad entrare non poterebbe comunque consumare alcool. Sconfortati l’ultima cosa che possiamo fare è una bella passeggiata fino a casa, uff. Ma poi succede il miracolo: mentre mi rotolo incazzata nera sul divano mi arriva un messaggio: “Stacco ora dal lavoro, ci si beve una birra?”. E niente, un irlandese di un metro e novanta mi risolleva il morale.

Conosciuto mesi fa a Roma nel pub in cui lavoravo, ci si rincontra nella sua città a bere shot di Jameson e pinte di Guinness in veri pub irlandesi e locali nascosti sotto terra. La nottata si conclude con la vista mozzafiato dell’alba sul ponte che sembra un’arpa, simbolo della città. Mi riaccompagna a casa con la luce del giorno, che meraviglia di serata!

DAY 5

Rincaso alle cinque del mattino, in pratica un’ora prima che si svegliassero i miei, che per lo meno hanno il cuore di abbandonarmi sul divano almeno fino alle undici. Ultima tappa veloce del viaggio è la distilleria Jameson, whiskey più venduto a Dublino; colazione con irish coffee, tanto per mantenere il tasso alcolico della serata precedente, e siamo pronti per tornare in patria. Io proprio non ci voglio tornare perché questa città mi ha stregato con il suo incredibile mix di pace e divertimento, silenzio e musica, paese e città; tutto pare una contraddizione ed è proprio questo ciò che più mi affascina.

Questo sarà sicuramente un ARRIVEDERCI a presto!

[In loving memory of our beloved mum, Elena]