SEITZINGER ALCHEMICA

Capita a volte, nella vita, di essere alla ricerca di qualcosa, di ispirazioni, di arte, di meraviglia.. ma ci sono delle volte in cui, nella vita, è lo stupore a trovare noi: è esattamente ciò che è successo a me, un incontro folgorante!

Dove? Nella mia piccola Ossola.

Come? Grazie alla mostra “Seitzinger Alchemica”, promossa e organizzata dall’Associazione Musei d’Ossola. Nell’affascinante decadenza della cornice del Collegio Mellerio Rosmini a Domodossola, tele, linee, colori e simbolismi si sono fusi all’architettura del luogo regalando un viaggio immersivo nelle opere di un’artista pazzesca, un’illustratrice potente, forte, misteriosa: Elisa Seitzinger.

Abbiamo le stesse radici, nasce anche lei qui in Val d’Ossola e questo pensiero mi fa sorridere e mi scalda il cuore. Elisa ha un curriculum davvero maestoso, citando qualche onorificenza: è stata selezionata tra i finalisti del World Illustration Awards 2021, esposta all’Illustration Museum of New York, vincitrice del Premio Illustri 2018 e selezionata dall’omonimo festival nel 2019 tra “I dieci illustratori più influenti d’Italia”. Elisa è un’artista nell’anima, nascosta nei suoi occhi e nei suoi gesti c’è tutta la passione e la dedizione che ogni giorno infonde nel suo lavoro. Consiglio a chiunque di visitare il suo sito www.elisaseitzinger.com e la sua pagina Instagram @elisastizinger prima di proseguire perchè le parole che leggerete qui sotto avranno molto più senso dopo che avrete visto cosa la sua mente è capace di creare.

Fatto?

Perfetto, allora si parte!

  1. Qual è stato il tuo percorso formativo per diventare un’illustratrice?

Il tipo di illustratrice che sono: essere nata in Italia, in una terra di frontiera, liceo classico in provincia, essere uscita di casa a 19 anni per non implodere, Storia dell’Arte all’università, Illustrazione editoriale all’Istituto Europeo di Design, svariati viaggi e periodi di studio e lavoro all’estero.

 2. Che consigli puoi dare a chi ha la tua stessa passione e vorrebbe trasformarla in lavoro?

Se non potete fare a meno di disegnare tutti i giorni perché disegnare è una delle cose che più vi piace fare nella vita ed è anche una delle cose che vi viene meglio, potete pensare di fare questo lavoro. Altrimenti indagate anche altre strade, non è un mestiere che si possa fare senza una grandissima passione e un’autodisciplina ferrea.

 3. Studiare all’estero è funzionale/utile?

Certo.

4. I tuoi viaggi hanno influenzato il tuo modo di disegnare? Ti hanno cambiata, plasmata, sedotta, piegata?

Plasmata e sedotta sì. I miei viaggi mi hanno influenzata come persona e di conseguenza come artista. Noi siamo l’insieme delle nostre esperienze, penso che la creatività possa essere stimolata solo dall’esterno, anche se poi ha bisogno di concentrazione e raccoglimento per essere espressa. Nella prima parte della mia vita ho accumulato moltissimi stimoli, ora li sto rilasciando, anche se ho bisogno periodicamente di ricaricarmi con nuovi viaggi.

5. Perchè sono così importanti per te i colori primari? Cosa simboleggiano?

Lo erano, adesso non lo sono più. Lo erano come esercizio formale per ottenere il massimo del contrasto con il minimo della scelta, e la riconoscibilità all’inizio di un nuovo percorso autoriale. Adesso mi piace spaziare.

6. Hai una manualità incredibile, come ci si arriva?

Disegnando tante ore.

7. Ho letto una tua frase: “disegno per chiarirmi le idee“, mi ci sono rivista perchè io spesso “scrivo per chiarirmi le idee”. Puoi approfondire questa riflessione, in che modo il processo creativo ti aiuta a chiarire le idee, ad avere risposte?

Il tipo di disegno che faccio presuppone sempre una ricerca di contenuto. È sempre interessante osservare questa mediazione che emerge nel processo artistico tra ciò che siamo, pensiamo e ciò che siamo chiamati ad esprimere, ne deriva un’interpretazione di cui non si sa nulla prima di iniziare un progetto e che viene immortalata nel compimento dell’opera.

8. Se ti va, condivideresti persone, luoghi, musiche e artisti che nel percorso della tua vita sono stati importanti per te? In che modo?

Sono troppi e variano molto a seconda dei periodi, però posso dirti che ogni artista dovrebbe compiere un percorso proprio, che è frutto di sperimentazioni, una ricerca nell’affinare un linguaggio. Se mi lasciassi ispirare dai contemporanei il rischio sarebbe quello di appropriarmi di un percorso che non è il mio. Così preferisco indagare le mie radici culturali e reinterpretare ciò che viene dal passato, perché sento che sono parte del mio DNA e del nostro inconscio collettivo. L’originalità sta proprio in questo, rifare a modo mio qualcosa che appartiene a tutti.

9. Ora vivi a Torino, città incredibile che adoro: trovi che i luoghi in cui viviamo in qualche modo ci definiscano? O possano delineare un percorso dentro di noi?

La convergenza tra il Po (Sole) e la Dora (Luna) creano in questa città un indubbio campo energetico percepibile credo da tutti e da cui, alcuni, si pensa derivi la sua fondazione che le leggende attribuiscono al figlio di un faraone o al mitico Fetonte. Adoro Torino, la sua aura misteriosa, le sue strade da cui si scorge in fondo il punto di fuga, e abitare vicino al fiume e la natura oltre ad esso, che mi fa dimenticare la metropoli. Ci sono innumerevoli luoghi della Torino magica, che m’ispirano. Alcuni dei miei preferiti sono Casa Mollino, il mausoleo domestico del grandissimo architetto, designer, nonché esoterista, il museo Lombroso, San Filippo Neri, le ville abbandonate della collina, ma ripeto la città stessa, nella sua interezza è intrisa di atmosfere occulte di luce e tenebra, a partire dalla Gran Madre, la chiesa che sorge sul tempio dedicato al culto di Iside.

10. Qual è la parte che più di emoziona, ti parla, ti colpisce nel creare un’opera?

Quel delicatissimo e brevissimo momento in cui s’intravede il potenziale di quello che verrà compiuto. 

11. Tra le opere in mostra a Domodossola, ce n’è una a cui sei più legata o che ha un significato particolare per te?

Quella che verrà. 

Ne cito un paio in mostra.

Nel caso di Bestiario d’Amorelegare le mie immagini alla musica di un grandissimo cantautore e cantastorie come Vinicio, creando un cofanetto prezioso che potesse esprimere un’idea di amore sia romantico che bestiale partendo dal magico epistolario di Richard de Fournival, lo pone senza dubbio tra i miei progetti del cuore.

Per quanto riguarda “Nome non ha” dare voce e visione, insieme a Loredana Lipperini, alla figura della Sibilla Appenninica, la sibilla outsider, come lo erano molte donne libere in passato, andando a recuperare storie antiche e quasi dimenticate con tutto il loro bagaglio iconografico e dando vita così ad un albo illustrato non per bambini, ma per adulti, un prodotto editoriale abbastanza raro in Italia.

12. Secondo te, cos’è importante nella vita?

Non è importante che lo si sappia, ognuno deve trovare la propria strada.